Notizie storiche
Sulle origini e funzioni dell’edificio
Le prime documentazioni cartografiche(“Piante dei Capitani, Popoli e stradeA.S.F .f. 120 inserto II carta 197”) cheriportano , se pure in modo schematicol’edificio, risalgono alla seconda metà del XVI secolo .
Nella Podesteria di Montelupo e nelpopolo di S. Giovanni, 1’edificio èindicato con il toponimo di “mulino detoIo ispedale di mfe Piero Frescobaldi’, “quest’ ultimo proprietario di altri edificie terreni nel territorio di Montelupo .
Il toponimo trasformatosi poi in “molino dell’ ospedale” indica chiaramentel’originaria appartenenza dell’ edificio ad un ente assistenziale fiorentino (ospedale di S. Maria Novella oppure ospedale di S. Piero o dell’ ospedale degli lncurabili) che in tale periodo possedevano numerosi beni nel contado fiorentino.
La probabile appartenenza ad uno diquesti enti e la struttura murariaoriginaria, identificabile ancora oggicon la porzione centrale dell’ immobile,dove è leggibile la tessitura murariacaratterizzata dalla pietra di fiume aspacco posta a filari e dalla tipologiadelle originarie aperture, fanno risalirela costruzione ai primi anni del 1400.
L’edificio faceva parte di quella tipologiadi mulini che nei trattati di storia dellatecnologia viene definito “mulinoidraulico a ruota orizzontale” dettoanche “greco” le cui più antichetestimonianze risalgono al I sec A.C.
Presenti nel territorio toscano, questimulini si distinguevano da quelli a ruotaverticale per il sistema di movimentoidraulico caratterizzato da ruoteorizzontali munite di “pale a cucchiaio” _Il flusso dell’acqua, in questo caso leacque del fiume Pesa, deviate a monte inlocalità “Pescaia dei Capitani” utilizzandola gora ancora oggi in parte visibile,arrivavano all’ invaso frontale “rico1ta”.Da qui attraverso le “prese di acqua”affluivano, regolate nella portata dalle”tramogge”, alle ruote idrauliche munitedi pale “ritrecini”.
Il movimento veniva trasferito,mediante alberi verticali alle macineorizzontali “palmenti” poste ai pianisuperiori dell’ edificio.
Il mulino, oltre che per la macinazionedi granaglie veniva anche utilizzatoper frantumare prodotti diversicome i colori per le numerose ceramichepresenti in Montelupo già ida tale periodo.
Agli inizi del secolo è stato utilizzato perla frantumazione delle scorze del legnodi quercia ad uso delle concerie di pellidell’ area di Santa Croce.
La cessazione di ogni attività è avvenutaintorno alla metà degli anni cinquanta, da allora il mulino è rimasto inattivo edutilizzato come magazzino e residenza.
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